Sono sicuramente giorni difficili, strani, inaspettati, per qualcuno tragici, per qualcun altro invece non è cambiato nulla nel loro atteggiamento e nei loro pensieri.
Volenti o nolenti siamo chiamati a metterci alla prova, molti di noi si interrogano, non solo sul virus, ma sulla nostra vita, nuove riflessioni si intersecano con la vita di tutti i giorni. Perché quando la nostra vita è minacciata, e quando tutto si ferma all’improvviso, siamo costretti a fermarci e a ridefinire le nostre priorità.
Io credo di si e ci credo fortemente, ma vediamo come.
Abbiamo l’occasione di renderci conto se conduciamo la vita che desideriamo, oppure se arranchiamo, se ci siamo accontentati, se stiamo vivendo la vita di un altro, di chi ci ha educato, oppure la vita che la “società” vuole per noi.
Ci interroghiamo anche su di noi come popolo, come società. Sappiamo che l’essere umano è un essere sociale, e tutti i giorni sono intessuti di relazioni umane. Bene o male ognuno di noi si confronta/scontra tutti i giorni con altre persone, ed io credo che la qualità di queste relazioni faccia la differenza tra una vita serena e una vita deludente. Ma com’è la qualità di queste collaborazioni? Esalta di più la competizione e la paura di soccombere, oppure la sinergia e la fiducia in sè stessi e nell’altro, nonostante tutto?
Io non ho dubbi che siamo chiamati, in questo periodo di difficoltà e dubbi personali, nazionali e mondiali, a guardarci negli occhi con coraggio, dato che sono vietati gli abbracci e le strette di mano.
Con i propri cari, con il barista, il collega di lavoro, la cassiera del supermercato, un amico, proviamo a fare caso alla qualità di questa relazione. Proviamo ad osservare come guardiamo queste persone e proviamo ad impegnarci a guardare i loro occhi con sincerità e profondità. Con un sorriso. Quanto ci cambiano le giornate in positivo uno sguardo sincero e un bel sorriso?
Basteranno pochi secondi per riattivare energie latenti nel nostro corpo.
Non è necessario fissare le persone, per evitare di metterle soggezione ed imbarazzo, ma la sfida è non essere come spesso siamo, sfuggenti. Anche la scienza ci ha spiegato come questo codice di comunicazione con gli occhi, denominato da alcuni in chiave moderna “Eye Contact”, ha degli effettivi positivi comportamentali e cognitivi.
Tutti sanno per esempio quando siamo innamorati, quanto è meraviglioso perdersi negli occhi dell’altro.
I ricercatori dell’Imperial College London hanno fatto dei test, pubblicati sulla rivista Royal Society Open Science, e hanno evidenziato che guardarsi negli occhi, entro un limite medio di 3,3 secondi, sviluppi l’empatia, perché comunichiamo inconsciamente emozioni ed intenzioni, dimostrando l’interesse a leggere dentro al nostro interlocutore e gli concediamo la nostra disponibilità a essere letti.
E’ attraverso gli occhi che si tesse la prima vera connessione con l’altro. L’amore nasce con lo sguardo, e con “amore” non si intende solo quello romantico ma il sentimento in grado di unire due esseri viventi e farli volere il bene dell’altro.
E grazie a questo bene, a questa nuova complicità, riscopriamo dentro noi stessi la nostra bellezza e il nostro coraggio, non solo, rinasce la nostra creatività, di conseguenza il nostro corpo si attiva, diviene più forte, il sistema immunitario si rafforza e ci sentiamo più pronti ad affrontare questa sfida, o meglio questa opportunità.
“POSSIAMO AVERE TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE DEL MONDO, MA NIENTE, ASSOLUTAMENTE NIENTE, SOSTITUISCE LO SGUARDO DELL’ESSERE UMANO.”
(PAULO COELHO)
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