Possiamo domandarci che significato abbia per noi il raffreddore e in che occasioni siamo soliti soffrirne. Un osservatore poco attento potrà colpevolizzare il freddo e cercare di ricordare quando non si è coperto abbastanza e a quali cambi repentini di temperatura è stato sottoposto l’ultima volta che si è raffreddato. Eppure, sottoposti ai medesimi stimoli, individui diversi esprimono reazioni differenti e non tutti si ammalano! Interroghiamoci allora anche sul nostro mondo interiore, e sull’”influenza” che il nostro stato psico-emotivo gioca sull’equilibrio globale.

Un indizio? Pensate ad una frase che siamo soliti pronunciare in questi casi..

..e che spesso rivela un bisogno inconsapevole di quiete, riposo e isolamento: “non avvicinarti, sono raffreddato!”. Del resto anche tutti i sintomi correlati al raffreddamento come tosse, starnuti, afonia, orecchie otturate, ipersensibilità a luce e rumori, possono essere letti con la medesima chiave di lettura e esprimono, a conti fatti, un disagio nella comunicazione e nel contatto, il bisogno di tenere a debita distanza il mondo per costruirsi momentaneamente uno spazio protetto e distaccato.

Rispettare il nostro raffreddamento anziché soffocarlo..

..significa allora permetterci di soddisfare una parte di noi che reclama, a seconda dei casi, riposo, silenzio, isolamento, coccole, attenzioni o ancora bisogno di rielaborare e esternalizzare un’esperienza che ci ha infastidito. Sta a noi allora chiederci quale sfumatura emozionale abbia il nostro raffreddore in base al contesto e al momento irripetibile in cui appare.